Intervista Con La Storia by Oriana Fallaci

Intervista Con La Storia by Oriana Fallaci

autore:Oriana Fallaci [Fallaci, Oriana]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Romanzo
pubblicato: 2011-05-02T22:00:00+00:00


Indira Gandhi dice che Nehru non era un politico, era un santo.

Oh, la signora Gandhi fa torto a suo padre! Nehru era un grande politico, invece: magari lei avesse la metà del talento paterno! Guardi, sebbene fosse contro il principio del Pakistan, io ho sempre ammirato quell'uomo.

In gioventù ne fui addirittura sedotto. Solo più tardi compresi che era un incantatore con molti difetti, vanitoso, spietato, e che non aveva la classe di uno Stalin o di un Churchill o di un Mao Tse-tung. E che altro, che altro le disse la signora Gandhi? Mi disse che la guerra l'avevate incominciata voi pakistani.

Ridicolo. Lo sanno tutti che furono loro ad attaccarci. Il 26 novembre, sul fronte orientale. Il Pakistan orientale non era forse Pakistan? Siamo seri: se qualcuno invade Palermo, lei non ne conclude che l'Italia è stata attaccata? Se qualcuno invade Marsiglia, lei non ne conclude che la Francia è stata attaccata? La signora Gandhi fa finta di scordare che il nostro contrattacco nel Kashmir, territorio contestato, avvenne solo il 3 dicembre. Io ricordo d'aver visto Yahya, il 29 dicembre, e di avergli rimproverato la mancanza di un contrattacco. Lei si comporta come se all'est non fosse successo niente. Ritardando l'azione lei favorisce il gioco dell'India, fa credere che il Pakistan orientale e il Pakistan occidentale non siano lo stesso paese gli dissi. Ma lui non mi ascoltava.

Quattro volte cambiò gli ordini per il contrattacco. La quarta volta gli ufficiali e i soldati battevano la testa contro i carri armati, per la disperazione. E Dacca? Ritiriamoci a Dacca, dicevo, facciamone una fortezza e resistiamoci dieci mesi, un anno: tutto il mondo sarà con noi. Ma lui si preoccupava soltanto che gli indiani non conquistassero un po' di territorio e ci piantassero la bandiera del Bangla Desh. E quando ordinò a Niazi di arrendersi. Dio! Avrei potuto morir mille volte e sentirmi meglio. Ero a New York, ricordo. Mi aveva mandato laggiù come turista e m'ero trovato a quell'incredibile sessione dell'ONU.

E aveva fatto quella scenata.

Una vera scenata, lo ammetto. Ma ero sconvolto dalla rabbia, dal disgusto.

La arroganza degli indiani. La paura delle grandi potenze che volevano solo compiacere l'India. Non riuscii a controllare la passione e feci quel discorso con cui mandai tutti all'inferno. Piansi, anche. Sì, io piango spesso. Piango sempre quando scopro qualcosa di indegno, di ingiusto. Sono molto emotivo.

Emotivo, imprevedibile, complicato, e. molto discusso. Mi sembra giunto il momento di occuparci del suo personaggio, signor presidente. Parliamo un po' di quest'uomo che è ricchissimo e tuttavia fa il socialista, vive all'occidentale e tuttavia ha due mogli.

Vi sono molti contrasti in me: ne sono cosciente. Cerco di conciliarli, superarli, ma non riesco e rimango questa strana mistura d'Asia e d'Europa.

La mia cultura è laica e la mia educazione è musulmana. La mia mente è occidentale e la mia anima è orientale. Quanto alle due mogli, che posso farci? Mi sposarono a tredici anni, con mia cugina. Io avevo tredici anni e lei ventitré. Non sapevo neppure cosa significasse avere una moglie e, allorché tentarono di spiegarmelo, mi arrabbiai come un pazzo.



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